A giugno è stata pubblicata la norma EN ISO 1, del cui progetto Alessandro Balsamo, Dirigente di Ricerca INRiM, ha avuto la responsabilità. Si è trattato di un caso virtuoso di collaborazione fra metrologia primaria (CCL e CCT) ed ente normativo (ISO/TC 213), che ha portato, oltreché alla norma, ad una liaison ufficiale e permanente del BIPM (ed in particolare del CCL) con la ISO/TC 213, di cui l’INRiM è liaison officer.
La definizione del metro (basata sul secondo e sulla velocità della luce in vuoto) è indipendente dalla temperatura. Tuttavia, nel passaggio dalla metrologia primaria della lunghezza a quella dimensionale (cioè alle dimensioni e forme di oggetti fisici), anche la temperatura interviene, perché con essa tutto si espande e si contrae, e si deforma con i gradienti termici e con materiali disomogenei.
Inoltre, per i progettisti non ha senso indicare a disegno tolleranze dimensionali e geometriche senza precisare a quale temperatura si riferiscono.
La necessità di fissare una temperatura convenzionale è ben riconosciuta; l’ISO, fondato nel 1947, ne fece oggetto del suo primo progetto normativo. Ne risultò la ISO/R 1:1951 (allora le norme erano chiamate Recommendation), che fissò la temperatura per le “misure di lunghezza industriali” a 20 °C, riprendendo una risoluzione del CIPM del 1937.
Da allora, la norma è stata rivista più volte:
- nel 1975 fu convertita da Raccomandazione e Norma (ISO 1 ed. 1);
- nel 2002 venne inserita nel corpo normativo del sistema ISO GPS (Geometrical Product Specification) e ne fu modificato titolo e campo d’applicazione (da misure industriali a ISO GPS, ed. 2);
- nel 2016 si separarono le definizioni di temperatura di riferimento (che può essere qualsiasi purché convenuta) e temperatura normale di riferimento (fissata a 20 °C) a beneficio delle applicazioni forzatamente lontane dei 20 °C (ad esempio un ponte in zona artica od equatoriale). Negli anni ’90 si valutò persino se modificare il valore da 20 °C a 23 °C, in analogia degli standard elettrici e per ridurre i consumi globali di condizionamento dei locali. Tale proposta non venne però accettata perché sarebbe stato inaccettabile mantenere sul mercato due versioni dei medesimi componenti di precisione di ricambio; ad esempio, un componente da 200 mm (1975) e uno da 200 mm (199X).
L’edizione 4, pubblicata il 2022‑06‑14, nasce da un’osservazione fatta dal CCL nel 2018, ripresa da documenti ufficiali del CCT: a 20 °C la temperatura termodinamica e quella internazionale secondo la ITS‑90 differiscono di 2,8 mK; non molto nelle applicazioni dimensionali (3 × 10‑8 per l’acciaio), ma ben rilevato nelle tarature dimensionali più spinte. Il valore di 20 °C indicato dalla norma a quale delle due temperature si riferiva?
L’INRiM ha avviato una consultazione fra CCL e CCT e si è fatto carico di portare il problema alla ISO/TC 213 titolare della ISO 1, conducendo infine il progetto normativo che ne è seguito. La nuova ed. 4 chiarisce che 20 °C è il valore secondo la ITS‑90, rispetto alla quale è tarata la stragrande maggioranza dei termometri nel mondo.
In virtù degli accordi di collaborazione ISO/CEN (Accordo di Vienna), la norma è stata pubblicata congiuntamente come EN ISO 1:2022 (2022‑06‑29); come norma europea, l’UNI è tenuto a recepirla a breve come UNI EN ISO 1:2022.